In questo periodo siamo tutti concentrati sulla pandemia di COVID-19 in corso, ma c’è un altro batterio che è sempre in agguato, soprattutto in hotel, ristoranti, palestre, asili, scuole, stazioni termali, piscine che sono rimasti completamente chiusi durante il lockdown.
Per questo, oggi vogliamo parlarti della legionella, un batterio ancora sottostimato e poco conosciuto, sebbene, talvolta, i danni per la salute siano mortali.
La Legionella è un batterio gram-negativo aerobio di cui sono state identificate più di 50 specie, suddivise in più di 71 siero gruppi. Quella più pericolosa, a cui sono stati collegati circa il 90% dei casi di legionellosi, è la legionella pneumophila.
La legionella deve il suo nome all’epidemia acuta che, nel 1976, colpì un gruppo di veterani della American Legion, riuniti in un albergo a Filadelfia, causando 34 morti su 221 contagiati.
Da lì venne isolato il “nuovo” batterio, denominato legionella, che fu trovato nell’impianto di condizionamento dell’hotel dove i veterani avevano soggiornato.
La legionella viene normalmente acquisita dall’uomo per via respiratoria, mediante inalazione di aerosol contaminati, cioè quando inala dell’acqua in piccole goccioline (1-5 micron) contaminata da una sufficiente quantità di batteri.
Quando questa entra a contatto con i polmoni di soggetti a rischio, insorge la Legionellosi, in passato, scambiata per una polmonite.
I quadri clinici sono due: il primo, chiamato Febbre di Pontiac, prevede un periodo di incubazione medio di 24-48 ore, simile ad
un’influenza, che si risolve in 2-5 giorni e non ha interessamento polmonare.
Il secondo, invece, si chiama legionellosi e ha un periodo di incubazione medio di 5-6 giorni . Oltre ad un malessere generale, causa cefalee, tosse, febbre, e nei casi più gravi problemi neurologici e cardiaci, causano addirittura la morte. La malattia è letale nel 5-15% dei casi.
«La chiusura di edifici edifici (soprattutto alberghi e centri sportivi, riabilitativi, ecc.) o parti di essi, se non gestita in modo adeguato, può aumentare il rischio di crescita di legionella negli impianti idrici e nei dispositivi associati».
«Alcuni autori hanno evidenziato che il 20% dei pazienti COVID-19 avevano presumibilmente contratto una co-infezione da Legionella pneumophila, avendo un titolo di anticorpi specifici IgM anti-Legionella, positivo»
(Fonte: ISS Rapporto Covid-19 n.21/2020)
Qualsiasi trattamento venga applicato all’acqua per combattere la legionella ne altera l’aspetto chimico e microbiologico.
Questa considerazione serve a far comprendere che non esiste un trattamento anti legionella, in grado di eliminare totalmente il rischio, ma esistono misure a breve termine e misure a lungo termine.
Decalcificazione degli elementi meno usurati mediante immersione in soluzione acida. Conseguente disinfezione, per un tempo non inferiore a 30 minuti, in acqua fredda contenente almeno 50 mg/L di cloro libero.
Sostituzione di giunti, guarnizioni, filtri ai rubinetti, soffioni e tubi flessibili usurati alle docce, nonché di ogni altro elemento di discontinuità.
La frequenza della sostituzione è in funzione delle caratteristiche dell’acqua. Per esempio, maggiore è la durezza dell’acqua, più frequente sarà la formazione di calcare e quindi l’usura degli elementi idraulici.
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